Una scoperta per la sindrome di Angelman
GIOVANNI ROSSI
NOTE E NOTIZIE - Anno XVIII – 16 ottobre
2021.
Testi
pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di
Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie
o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione
“note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati
fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui
argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione
Scientifica della Società.
[Tipologia del testo: RECENSIONE]
La sindrome per la prima volta descritta nel 1965 da
Harry Angelman in tre bambini portatori di disabilità
neuropsichica ma dall’umore sempre allegro è oggetto di intensi studi dagli
anni Ottanta, quando Dooley e colleghi (1981) e
Williams e colleghi (1982) riportarono le prime casistiche di questo raro disturbo
genetico neuroevolutivo definendolo puppet-like
o happy puppet syndrome
of Angelman, riprendendo la caratterizzazione
che aveva dato lo stesso scopritore.
Angelman,
infatti, aveva accostato l’aspetto di questi bambini a quello del Fanciullo
con disegno (in inglese noto come Boy with a puppet),
un dipinto del pittore veneto del Cinquecento Giovan Francesco Caroto, che
ritrae un ragazzo sorridente con in mano un approssimativo disegno infantile di
una persona, che deve essere stata scambiata per una marionetta, puppet, appunto. La fisionomia del bambino del
quadro ricorda in modo molto evidente i tratti morfologici del viso dei bambini
affetti da questa rara patologia genetica neuroevolutiva, e Angelman
associava anche il loro stile posturale a quello di una marionetta. L’elemento
che più colpisce in questi bambini con ritardo mentale e vari problemi
logopedici e psicomotori è un tono dell’umore sempre positivo con tendenza al
sorriso e facilità al riso, talvolta con frequenti scoppi di risate.
Da un punto di vista clinico è evidente che il
difetto genico interessa prevalentemente il sistema nervoso con microcefalia,
disabilità intellettiva, crisi convulsive, disabilità evolutiva, deficit del
linguaggio fino ad afemia, atassia del passo, instabilità,
difficoltà di equilibrio, movimenti tremuli. Si è già detto dell’apparente
caratteristica di personalità, definita in UK e USA happy demeanor (lett.: contegno felice), si aggiunge che
mostrano un grande interesse per l’acqua.
Il viso appare lievemente dismorfico
con bocca larga, pliche epicantiche bilaterali, telecanto, mani con palme lisce e dermatoglifi anomali,
pollici grossi particolarmente alla prima falange e dita, in generale, un po’ deformate
a cono.
La sindrome di Angelman
è causata dal difetto di espressione del gene UBE3A localizzato sul cromosoma
15 nella regione 15q11-q13, parte della via dell’ubiquitina; infatti UBE3A
codifica una ubiquitina ligasi i cui target di
ubiquitinazione sono MAPK1, PMRT5, CDK1, CDK4, β-catenina,
e altri da confermare.
Rimandando alle trattazioni specialistiche per le peculiarità
genetiche e, in particolare, per gli effetti dell’imprinting cromosomico
scoperto proprio studiando la genetica della sindrome di Angelman,
si vuole qui sottolineare che, se si eccettua la terapia dell’epilessia
secondaria, quando presente, e i trattamenti logopedici, psicomotori e
fisioterapici per migliorare prestazioni, sviluppo e parametri fisiologici, non
esiste ad oggi una vera terapia per questa malattia genetica e, dunque, il proseguire
delle ricerche appare quanto mai necessario.
Elizabeth L. Berg e colleghi coordinati da Jill Silverman, analizzando i metodi di studio della ricerca di
base su questo disturbo, hanno indagato una misura d’esito preclinica in ratti
maschi e femmine caratterizzati dalle anomalie della comunicazione della sindrome
di Angelman e di altri disturbi neuroevolutivi
in cui la comunicazione è atipica e/o la mancanza di espressione vocale è un elemento
centrale. Conducendo questa analisi, hanno scoperto, e così documentato per la
prima volta, in ratti modello della sindrome di Angelman
Ube3amat-/pat+ un eccesso di emissioni
ultrasoniche alla frequenza di 50 kHz, equivalenti alle risate umane.
(Berg E. L., et al., Excessive
laughter-like vocalizations, microcephaly, and translational outcomes in the Ube3a
deletion rat model of Angelman Syndrome. Journal of Neuroscience – Epub
ahead of print doi: 10.1523/JNEUROSCI.0925-21.2021, 2021).
La provenienza degli autori è la seguente: MIND Institute and Department of Psychiatry and
Behavioral Sciences, University of California Davis School of Medicine,
Sacramento (USA); Department of Neurology, Center for Neuroscience, University
of California Davis, Davis, California (USA); Behavioral Neuroscience,
Experimental and Biological Psychology, Faculty of Psychology,
Philipps-University Marburg, Marburg (Germania); Mouse Imaging Centre, The Hospital
for Sick Children, Toronto (Canada); KU Leuven Brain Institute, Leuven (Belgio).
Silverman, Berg e
dieci altri colleghi hanno ravvisato nel modello di ratto, da loro preferito a
quelli di topo, vari aspetti suggestivi di equivalenza con i caratteri psichici
e comunicativi delle persone affette dalla sindrome, e suppongono che, nel
paradigma neurofunzionale del cervello dei roditori, le attività rilevate
corrispondano ad un elevato livello di affetti positivi, un’indole facilmente
eccitabile all’allegria e un temperamento giocoso. Se a nostro avviso questa
rappresentazione umanomorfa è un po’ forzata, dobbiamo
però convenire sulla plausibilità dell’accostamento, se non altro come
antecedente filogenetico di questi tratti psichici umani.
Il modello di ratto Ube3amat-/pat+ utilizzato nello studio è stato sviluppato molto
recentemente, ed è stato specificamente analizzato dai ricercatori allo scopo
di reperire eventuali parametri non banali da modificare con trattamenti
sperimentali per ottenere effetti sul sistema nervoso centrale tali da
compensare i deficit della sindrome di Angelman. In
altri termini, lo scopo principale dello studio era definire gli elementi target
di un modello ottimale per la ricerca terapeutica volta al fine di trovare
finalmente farmaci in grado di modificare in modo sostanziale l’assetto
funzionale derivato dalla fisiopatologia neuroevolutiva causata dal difetto genetico.
Gli autori affermano che la loro osservazione
dimostra che il ratto è realmente un modello forte della sindrome, che
offre vari vantaggi rispetto ai modelli di topo, in quanto presenta numerosi fenotipi
rilevanti, tra i quali emergono i tre seguenti: 1) ridotto potenziamento a
lungo termine (LTP) nell’ippocampo; 2) anomalie volumetriche in varie regioni
cerebrali; 3) sovrabbondanti vocalizzazioni simili alle risate umane.
Queste espressioni fenotipiche possono essere riconosciute
e distinte con precisione, non come accade con i tratti dei topi modello
della sindrome di Angelman, nei quali le abilità
motorie per i quali sono svantaggiati e i caratteri fenotipici di fondo legati
al ceppo murino, compromettono spesso la misura esatta della prestazione e
delle sue variazioni.
I ricercatori rilevano che i ratti del modello sperimentale
Ube3amat-/pat+, in linea con lo
stile comportamentale dei bambini affetti dalla sindrome, presentano alterate interazioni
sociali, in particolare con un nuovo partner, fanno poi registrare specifiche
anomalie del passo, ridotte abilità cognitive, riduzione del volume cerebrale
complessivo – equivalente alla microcefalia dei bambini affetti – e deficit di
LTP.
In conclusione, il modello Ube3amat-/pat+, considerata anche la tendenza a scoppi di
equivalenti di risate scoperta dagli autori, sembra costituire un reale
progresso per la ricerca sulla sindrome di Angelman, sia
per le misure dei parametri nel corso della sperimentazione in rapporto ai
controlli, sia per la probabilità elevata di corrispondenza dei dati
sperimentali preclinici con quelli ottenibili in una futura sperimentazione
clinica di nuove terapie.
L’autore della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e
invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione
“NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).
Giovanni Rossi
BM&L-16 ottobre
2021
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